Chissà se, parafrasando Achille Campanile, un grande autore comico del ‘900, le “terricole” Pappardelle Luciana Mosconi, votate tradizionalmente a ricchi sughi di carne, avrebbero mai immaginato un giorno di incontrare il polipo? Miracoli della natura. Anzi della cultura gastronomica. L’accostamento è senz’altro singolare e prelude ad una delizia sorprendente. Dagli abissi del mare il tentacolare mollusco cefalopode, campione di salubrità, per la sua carne proteica ma a bassissimo tenore di grassi, si unisce in culinario matrimonio con la larga ed insuperabile sfoglia delle Pappardelle Luciana Mosconi. Una vera “trappola” acchiappa-sugo. Una texture porosa fatta apposta per catturare i succhi segreti di ogni tipo di sugo che le passa a tiro. Non ci si stupisca dell’utilizzo in questa preparazione marinara di una sfumata di vino rosso. L’importante che il prelibato nettare sia a basso contenuto d tannini, che notoriamente “legano” la bocca se non controbilanciati da una buona dose di grassi. Per la preparazione e l’abbinamento si potrebbe pensare ad un Nebiolo Piemontese, a un Marzemino trentino o ad un Sangiovese, giovane, dei Colli Pesaresi.