Ad Ancona, anzi, come si dice da queste parti “in” Ancona, il sugo di stoccafisso è un vero must. La storia dello stoccafisso nel capoluogo delle Marche risale a tempi lontanissimi. Non a caso la città Dorica è gemellata con il comune norvegese di Vagan (isole Lofoten) nel nome…della bontà di questo antichissimo prodotto. Ma ripercorriamo brevemente la storia: nel 1431 un mercante veneziano naufragò nei pressi delle isole Lofoten, famose per la pesca del merluzzo. In quei luoghi il mercante scoprì degli strani pesci seccati al sole e al vento, duri come il legno. Ben presto questo ghiotto prodotto venne conosciuto a Venezia e da lì si diffuse in tutte le coste adriatiche e oltre. Un ulteriore spinta alla diffusione di questa specialità venne dal Concilio di Trento in quanto lo stocco era il cibo ideale per mangiar di magro durante vigilie e quaresima. Il disciplinare del piatto , gelosamente custodito nel Comune di Ancona, prevede tra le varie prescrizioni che la qualità dello stoccafisso sia “Ragno o Westre Ancona”, che l’olio debba essere rigorosamente olio Evo ottenuto da olive preferibilmente marchigiane e che il vino per la cottura sia Verdicchio classico dei Castelli di Jesi, di Matelica e Cupramontana. Quale miglior matrimonio allora potrebbe esserci tra un sugo così prelibato se non con l’inimitabile pasta “ruvida, tenace marchigiana” della signora Luciana? Grano e uova italianissimi al 100%, sfoglia tirata come al mattarello ed essicazione lenta di 24 ore. Più di una ricetta: una Festa nella Festa…