
19 Feb A Pesaro, festa per i 200 anni del Barbiere di Siviglia
Luciana Mosconi gioisce con Pesaro per i 200 anni del “Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, il compositore marchigiano amante della musica ma soprattutto del buon cibo.
“Non conosco un’occupazione migliore del mangiare, cioè, del mangiare veramente. L’appetito è per lo stomaco quello che l’amore è per il cuore. Lo stomaco è il direttore che dirige la grande orchestra delle nostre passioni”.
La maggior parte di noi non crederà che a pronunciare queste parole sia stato Gioachino Rossini, uno dei più grandi compositori italiani la cui musica è amata profondamente anche dalla Signora delle Tagliatelle, Luciana Mosconi.
Eppure Rossini, a cui Pesaro dedicherà dal 20 al 29 febbraio la rassegna Figaro qua, Figaro là. Pesaro per i 200 anni del Barbiere di Siviglia e il compleanno di Rossini, amava definirsi addirittura «Pianista di terza classe, ma primo gastronomo dell’universo».
La rassegna dedicata dalla sua città natale all’amatissimo compositore marchigiano, sarà dunque una “ghiotta” occasione per conoscere meglio Rossini, la sua musica e, perché no, qualche aneddoto sulla sua passione per la buona cucina!
L’iniziativa promossa dal Comune di Pesaro con la Regione Marche, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la Fondazione Rossini, l’AMAT e il Sistema Museo riempirà, infatti, diversi angoli della città, dai Teatri Rossini e Sperimentale, alla Chiesa dell’Annunziata e, ovviamente, Casa Rossini con concerti, opere, laboratori per bambini, proiezioni e incontri.
E cogliendo l’occasione di questa rassegna culturale i visitatori potranno, perché no, godere anche della buona cucina scoprendo i piatti preferiti dello stesso Rossini. Da buon gourmet, infatti, il grande compositore amava il tacchino ripieno, i maccheroni e il tartufo più di ogni altra cosa.
Una cosa è certa, se Rossini fosse ancora tra noi, non potrebbe far altro che apprezzare la qualità della sfoglia di Luciana Mosconi. Una sfoglia tirata senza pressatura meccanica, secondo una lavorazione lenta a doppio impasto che ne garantisce la ruvidità, in grado di trattenere anche il più corposo dei sughi. Come quelli a base di lepre oppure di funghi, tartufi e panna, come piacevano a lui.